Quando la vita ti rema contro: lutti, malattie e traumi
La vita ci pone spesso di fronte a delle situazioni difficili, dolorose, “più grandi di noi”. E allora andiamo in cerca di una forza che neanche sapevamo di avere, superiamo “l’insuperabile”: andiamo avanti. Sono molto diverse le situazioni che ci mettono in questa condizione: un lutto improvviso, una malattia difficile, una diagnosi che non ci aspettiamo… in sostanza “uno stop”. Uno stop a dei progetti, ad un’aspettativa che avevamo, uno stop a una relazione importante… e questo limite ci fa sentire impotenti e soli.
Quando si parla di lutto si fa riferimento alla perdita di qualcosa di significativo presente nella nostra vita: la salute, la fine di una relazione, la fine di un lavoro, la perdita di qualcuno a noi vicino… Lutto, perdita, malattie, traumi sono argomenti che creano disagio e imbarazzo perciò spesso si tende ad evitarli. La capacità di elaborare un lutto, una frustrazione o una perdita significativi, rappresenta la capacità di tenere dentro di sè vita e morte insieme. E’ di fondamentale importanza riuscire a liberare tutte le emozioni che abbiamo dentro in quel momento: far uscire la rabbia, la disperazione, la paura, l’impotenza… tutto.
In psicologia vengono considerate quattro le fasi per il superamento di un lutto:
1) fase dello stordimento e della negazione: dura da poche ore a una settimana, è caratterizzata da una reazione iniziale di shock e di incredulità, seguita poi da emozioni più intense come rabbia ed angoscia, una sorta di anestesia o stordimento, per cui la persona colpita dal lutto sembra non registrare la morte avvenuta in quanto l’evento risulta troppo doloroso e forse incomprensibile. A volte si cerca di “negoziare”: si cercano risposte razionali all’accaduto, analizzando ciò che è successo.
2) fase dello struggimento e della collera: questa fase può durare alcuni mesi, si tende a ricercare la persona scomparsa e a rimuginare ossessivamente sull’evento. La collera a volte può essere parte costitutiva della reazione di dolore, anche quando è indirizzata verso la persona defunta.
3) fase di disorganizzazione: In questa fase avviene la consapevolezza che la persona non tornerà più, questo comporta un senso di disperazione e di apatia, espressi attraverso l’isolamento sociale, la difficoltà di concentrazione nelle attività abituali e la mancanza di progettualità, disturbi del sonno e dell’alimentazione. È lo stadio più lungo e delicato del processo di elaborazione del lutto.
4) fase di riorganizzazione: Si ha ora una situazione di recupero e graduale rinnovamento delle relazioni sociali e degli interessi in varie attività, come esito positivo di un processo di ridefinizione di se stessi e della realtà. Tale compito risulta doloroso, ma cruciale per far riemergere la progettualità, in quanto implica la rinuncia definitiva alla speranza di recuperare la persona perduta e di ripristinare la situazione precedente.
A volte queste fasi non sono ben distinte, si mescolano, si avanti e si va indietro: superare “uno stop” del genere non è un processo lineare. La psicologia può aiutare a sostenere e a favorire l’evoluzione di questi passaggi.